venerdì 6 maggio 2022

LA VITA È UN'OPERA

Si è parlato di opera, di un'opera, ma non di quella rappresentata dal testo del libro, molto evocativo, che Agata Florio  ha portato con sé: "Quell'Agosto del '59".

Un prezioso diario d'amore, beninteso, lo definirei il suo lavoro. Un testo intriso di ricordi di un tempo, scanditi ed accompagnati come musica dalla mirabile narrazione scenica che Barbara Sanchini  ha saputo regalare al pubblico presente stasera in occasione del consueto appuntamento con la letteratura, "oltre il tempo rovinoso".

L'opera vera, dicevo, è stata quella di aver creato, come di consueto avviene in questi incontri dialoganti di anime, uno spazio familiare accogliente, un'atmosfera nella quale ciascuno dei presenti ha potuto gustare il sapore delle cose genuine.
L'opera vera è stata quella di aver percepito una risonanza di anime in ascolto, di aver colto un'emozione palpabile e liberamente espressa in tutti noi presenti, ma soprattutto negli occhi evidentemente commossi della protagonista.
Questa è stata l'opera, la vera protagonista stasera.
L'opera dell'uomo quando si apre alla verità profonda del suo essere,
Quando coglie attraverso l'espansione della coscienza l'attimo che gli fa percepire il vero senso della sua esistenza: L'AMORE
E LA GRATITUDINE PER LA VITA.

IL LIBRO- QUELL'AGOSTO DEL '59
Ci sono dimensioni del vivere umano che appartengono a tutti, e che la memoria può rievocare con una potenza straordinaria tanto da farle rivivere con la stessa intensità.

Sono quelle vicende, quelle esperienze, legate alla sfera degli affetti in generale e familiari in particolare.
Fatti collegati alla nostra infanzia come luogo e tempo dove si giocano la nostra capacità di amare, la nostra apertura nelle relazioni, quelle che andremo a costruire con gli altri nel futuro.
Ecco che le figure classiche alle quali vengono convenzionalmente attribuiti ruoli educativi ed affettivi, quando vengono a mancare, sembrano poter ritrovare subito validissimi sostituti.
Ed è bello scoprirlo dalle  testimonianze vive delle esperienze di dolore, che in questo diario personale, l'autrice, Agata Florio, come tante piccole perle, e con uno stile narrativo semplice, ma particolareggiato, infila una dietro l'altra, come a comporre un diadema variopinto.
È sempre la bambina di allora che parla e racconta con quella freschezza e purezza di animo, con quel suo bisogno di amare e sentirsi amata e lo fa con schiettezza e senza sconti.
La mente rievoca con minuziosa precisione luoghi e situazioni rimasti incisi nella carne come piccole cicatrici, quando dolorose, ma talvolta sono suoni melodiosi, quando legati a figure capaci di amare, come nel caso di Iolanda.
Ecco qui il bicchiere mezzo pieno !

Ne vengono fuori istantanee fulgide, mai sbiadite, nonostante il tempo passato, immagini che si irradiano nella trama del racconto con una formidabile energia accompagnandoci in un itinerario, talora intimo, già segnato da un esordio fatale, ma foriero di grandi soddisfazioni che grazie anche ad una fede incrollabile ti fanno essere sempre riconoscenti verso la vita e verso chi misteriosamenre ne regola le dinamiche.

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